sabato 22 giugno 2019

Ancora una volta vince la meritocrazia, Giuseppe Cavo Dragone è il nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina

(di Salvo Consoli)
Sono appena passati dieci giorni dalla festa della Marina Militare del 10 giugno che ha ricordato le epiche azioni dei MAS contro la flotta nemica, compiute al comando del Capitano di Corvetta Luigi Rizzo che per  la sua eroicità e competenza è giunto al grado di ammiraglio. Oggi  la Marina festeggia  il nuovo Capo di Stato Maggiore a coronamento della sua carriera rigorosa e costellata di brillanti meriti, mettendo in risalto quelle doti di competenza e di brillantezza che l’hanno contraddistinta. 
E’ l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone a essere  stato nominato dal  consiglio dei ministri su proposta della ministra della Difesa Elisabetta Trenta. L'alto ufficiale a tre stelle viene dal Comando operativo di vertice interforze, organismo  del capo di stato maggiore della difesa delle forze armate italiane, che esercita la pianificazione, la coordinazione e la direzione delle Operazioni militari, sulle esercitazioni interforze e multinazionali e tutte le attività ad esse collegate. Il Comando Operativo di vertice Interforze (COI) nasce per effetto della legge n. 25 del 18 febbraio 1997 di ristrutturazione dei vertici delle Forze Armate che pone il Capo di Stato Maggiore della Difesa in posizione sovraordinata rispetto ai Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate, alle dirette dipendenze del Ministro della Difesa. 

Un incarico che Giuseppe Cavo Dragone ha assolto con grande determinazione e con successi, riscuotendo parecchi consensi tra il personale interforze, sia per le sue doti umane che militari e professionali. Assertore dell’importanza del Mediterraneo nell'attuale  scacchiere geopolitico sempre più strategico tra le potenze militari, l’alto ufficiale è noto anche come colui che nel rigore sa apprezzare le competenze, affrontare i problemi e trovare le soluzioni. Un operativo con la O maiuscola che ha comandato il mitico comando degli incursori Comsubin, l’allora ammiraglia portaerei Garibaldi e l’Accademia Navale. Se quindi carriera e meritocrazia sono gli elementi scelti dal  Ministero della Difesa,  è chiaro che poi le decisioni non possono avere un target diverso.

Infatti salvaguardando le legittime aspettative del personale, la Difesa, grazie al Ministro Trenta, sta innovando il sistema meritocratico nella gerarchia militare, perché da questo dipende la possibilità di individuare gli elementi più meritevoli che effettivamente sono idonei alla promozione per ricoprire incarichi superiori. Si tratta di approntare per altro un metodo basato sulla meritocrazia che non può non passare dal continuo aggiornamento del processo di riordino dei ruoli e delle carriere del personale militare in un contesto di unitarietà del comparto Difesa e Sicurezza. Oggi la difficile scelta per la Marina è stata  operata tra il ventaglio dei candidati d’eccellenza, tra cui l’ammiraglio Paolo Treu, attuale sottocapo di Stato Maggiore e l’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. 

Qualche testata giornalistica aveva incluso tra i candidati anche l’ammiraglio Dario Giacomin attuale Vice Segretario Generale della Difesa/Vice Direttore Nazionale degli Armamenti già distintosi per aver assolto contemporaneamente numerosi incarichi con successo come Capo del 5° Reparto Sommergibili, Capo del 4° Reparto Infrastrutture e Logistica dello Stato Maggiore della Marina, Capo Ufficio Programma Sommergibili della Direzione degli Armamenti Navali.
La nomina in extremis dell'ammiraglio Cavo Dragone sembra però essere destinata a durare nel tempo, stante il largo consenso del Quirinale potrà approdare tra qualche anno verso il vertice dello Stato Maggiore della Difesa potendo cosi guidare la trasformazione interforze del mondo militare tanto ambita dal Dicastero e dal personale. 


mercoledì 12 giugno 2019

Inclusione e gioco di squadra la cura del ministro Trenta per il rinnovamento delle Forze Armate


Criticate e dissentite dalla politica, le linee d'azione di Elisabetta Trenta rappresentano un moderno e potente strumento di management per la motivazione del personale e il successivo sviluppo dell'organizzazione già adottato da molte aziende di successo.

(di Roberto Mattei)

Fin dal suo insediamento a Palazzo Baracchini, Elisabetta Trenta è stata senza alcun dubbio il Ministro della Difesa più amato e contestato della storia repubblicana per via delle sue politiche volte al miglioramento dei processi interni, ben sapendo - da docente universitaria e ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito - che il destino delle organizzazioni e il successo delle azioni di miglioramento passano attraverso le persone che ne fanno parte, come una grande famiglia, indistintamente dal fatto che siano civili o militari, che siano in perfetto stato di salute o abbiano una disabilità.

Non a caso, in occasione della Festa della Repubblica Italiana, la Trenta ha voluto che nella parata militare fossero incluse tutte le rappresentanze del suo dicastero: i dipendenti civili, la Riserva Selezionata, il gruppo sportivo paralimpico, i veterani, i rappresentanti delle vittime del dovere, i caduti per la Patria. Una parola, “inclusione”, che ha scatenato un putiferio, tra le pretestuose polemiche dei politici e le critiche di qualche giornalista asservito al potere politico. 

Alcune testate giornalistiche hanno preso di mira il Ministro accusandolo di non aver saputo incidere favorevolmente sulle principali attività della Difesa, considerando prioritari argomenti di second'ordine - asili nido nelle caserme, ricongiungimenti familiari e sindacalizzazione dei militari - dimenticando questioni molto più importanti e per le quali esistono le Forze Armate, dalla pianificazione e gestione operativa, alle dinamiche legate all'industria nazionale della Difesa, dall'acquisizione di mezzi, equipaggiamenti e sviluppo di nuovi progetti alla cooperazione internazionale.

Ma Elisabetta Trenta è una donna tosta e, nonostante sia in atto un'offensiva contro di lei, va avanti per la sua strada, a testa alta, perché prima di investire in tecnologie, addentrarsi in dispendiosi progetti, programmi e attività, è indispensabile lavorare sulle persone: il benessere dei propri dipendenti, affinché siano più felici, possano lavorare meglio ed essere più produttivi; la formazione, affinché possa essere fornita a tutti una motivazione e conoscenza tale per svolgere i propri compiti nella maniera migliore possibile e con competenze all'avanguardia.
Checché se ne dica, il percorso intrapreso dal Ministro è perfettamente corretto e rappresenta il nuovo paradigma che, da un decennio a questa parte, governa i rapporti tra le aziende e il proprio personale, una strategia di management fondata sul miglioramento continuo dei processi aziendali, focalizzata sulla vita delle persone e sul cambiamento in positivo degli aspetti personali, professionali, sociali e familiari. Se si vuole creare un rapporto solido e costruttivo con i propri dipendenti bisogna innanzitutto trasmettere loro la fiducia, mettersi in campo in prima persona e mettere da parte superflui formalismi! Questo purtroppo qualcuno non l'ha ancora capito, come non ha appreso che il comportamento autocratico non sempre si rivela la soluzione migliore per la gestione di una organizzazione di successo. Ciò non significa che lo stile autoritario sia inutile, visto che in molti casi rappresenta il miglior atteggiamento per uscire da situazioni particolari e di emergenza nelle quali ci si deve muovere molto velocemente, ma il protrarsi nel tempo di tale stile non può che essere dannoso e deleterio per tutta l'organizzazione! 

I soldati, graduati, sottufficiali, ufficiali e dipendenti civili seguono i propri capi per l'esempio che danno, per quello che dicono e fanno e per queste cose li riconoscono o non come leader! 
Essere un leader significa ispirare e influenzare, avere una visione chiara di dove si vuole andare e saperla trasmettere ai collaboratori. Nelle Forze Armate, così come nelle aziende, è certo che esistano dei capi, ma non sempre sono presenti dei leader. La leadership si impara e si coltiva partendo dall'umiltà e non importa quanti (e quali) titoli hai, le persone che rispondono ai nostri comandi non ci valuteranno certo per quello, ma per gli obiettivi che saremo in grado di raggiungere e per cosa sapremo trasmettere concretamente a livello di motivazione e spirito di squadra.

Elisabetta Trenta, pur nelle vesti di Ministro della Difesa, si è spogliata umilmente dei titoli e degli onori - come ogni grande comandante o leader dovrebbe fare - per porsi al servizio di militari e civili, senza dimenticare chi, ferito nel corpo o nell'anima in teatro operativo, porta ancora su di se i segni delle ferite, senza abbandonare coloro che si sono ammalati per il servizio e le famiglie dei militari che sono morti per la difesa della patria. Così facendo, il Ministro ha messo nelle migliori condizioni ambientali ed emotive tutto il personale della Difesa, di ogni ordine e grado, nessuno escluso e la parata militare del 2 giugno scorso ne è stato un esempio.

I contestatori, dunque, stiano sereni, i risultati dell'operato del Ministro non tarderanno ad arrivare e se è vero che le organizzazioni sono fatte di persone, è anche vero che le persone possono cambiare le organizzazioni. Quando questo accadrà, e solo allora, la Difesa sarà pronta per pensare all'innovazione tecnologica e alla riorganizzazione operativa, potendo fare affidamento su un personale nuovo, al di sopra di ogni barriera politica, in possesso della capacità di lavorare efficacemente in squadra e in grado di trovare le soluzioni più efficaci per risolvere i problemi, superando quelle criticità che fino ad oggi hanno impedito il raggiungimento degli obiettivi prefissati. 

A chi si ostina a dissentire, è bene ricordare che in ambito Difesa la capacità di problem solving assume un importanza strategica, soprattutto per quanto attiene alla leadership e alle azioni di comando e controllo dove il successo di ogni azione è basato sull'efficacia nel risolvere i problemi. Inoltre le deviazioni del “Sistema Difesa” sono molteplici e non si può pretendere di risolverle da un giorno all'altro con un colpo di bacchetta magica come qualcuno ipocritamente vorrebbe far credere! Bisogna innanzitutto elaborare al meglio tutte le informazioni valutando con attenzione ed equilibrio desideri, imperativi e rischi, tenendo conto che ogni decisione affrettata può influire sulla tempistica, le prestazioni e il budget di un processo-progetto. 

Iniziare ad affrontare i cambiamenti a “piccoli passi” - come l'esperienza giapponese insegna nella filosofia del Kaizen e come la Trenta sta facendo - sembra essere pertanto l'unica strada percorribile verso il miglioramento e l'innovazione del comparto.


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martedì 11 giugno 2019

Festa della Repubblica 2019, ai Fori Imperiali trionfa l'inclusione


L'aveva annunciato e promesso il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, “nessuno alla Difesa resta indietro” e alla parata del 2 giugno, per la prima volta, sfilano i dipendenti civili, la riserva selezionata, il gruppo paralimpico e i veterani.

(di Salvo Consoli)

“La Difesa non dimentica i suoi uomini e le donne, militari e civili, non dimentica chi, ferito nel corpo o nell'anima in teatro operativo, porta su di se i segni delle ferite, non dimentica chi si ammala per il servizio, non dimentica le famiglie di coloro che sono morti per la difesa della patria”. Parole sante quelle di Elisabetta Trenta, che suonano come un monito a ricordare le nostre radici cristiane fondate sull'amore per il prossimo, rivolte a coloro che hanno dato e non sono più nelle condizioni di dare, da un lato, all'inclusione intesa come coesione e affiatamento tra tutti i lavoratori del Dicastero, dall'altro, per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Ad aprire la parata le trecento fasce tricolori dei sindaci italiani, mentre, per i militari, la banda dei Carabinieri è la prima a comparire, seguita dalle bandiere delle Forze Armate sorrette dai rispettivi ufficiali. Appena i veicoli si fermano davanti al palco presidenziale, il tricolore della Marina Militare avvolge il volto della giovane sottotenente di vascello che lo regge con fierezza, come a voler porre l’accento sul ruolo che le donne hanno assunto da tempo all'interno della Difesa. Infatti, poco prima su Rai Uno, venivano intervistate cinque ufficialesse - quattro delle Forze Armate e una della Guardia di Finanza - che, a 19 anni di distanza dal primo concorso che includeva personale femminile nelle Accademie militari, hanno evidenziato il loro stato di soddisfazione per la scelta intrapresa e i risultati raggiunti.

Ma la vera novità di questa rassegna è da ricercare nella totale partecipazione delle rappresentanze militari e civili, includendo quei servitori dello Stato caduti nel dimenticatoio e quelle categorie professionali che, pur contribuendo attivamente al raggiungimento degli obiettivi strategici, negli anni passati venivano considerate solo elementi di un sistema e non parti integranti dello stesso. Dopo quasi vent'anni di silenzi e omissioni, la bandiera della repubblica sventola anche per i Veterani e i militari vittime del dovere, restituendo a costoro il sorriso e la speranza di una nuova vita, grazie alla svolta storica operata da questo Ministero che ha rotto gli argini dell’esclusione, proponendo una legge che li proteggerà nella loro condizione. 

A loro è stato dedicato un Centro Veterani della Difesa, inaugurato a Roma dal Ministro Elisabetta Trenta, come punto di riferimento assistenziale unico per la ricerca, la gestione e l’attuazione di tutte le soluzioni utili a chi vive limitazioni funzionali collegate al servizio. Nell'inclusione escono allo scoperto gli Ufficiali della Riserva selezionata, personale con professionalità di interesse per le Forze Armate, difficilmente reperibili in ambito militare, impiegato per determinati periodi di tempo e talvolta anche con una certa continuità che si protrae per anni, a cui vengono affidati delicati compiti tecnici, logistici e amministrativi. Gli Ufficiali della Riserva selezionata sono impiegati sia sul territorio nazionale, sia in teatro operativo. Talvolta è notorio che con particolari doti dei singoli Ufficiali, sono stati raggiunti risultati di elevato pregio, con ingenti risparmi di spesa pubblica, mentre per altro verso il loro utile impiego può subire delle limitazioni di vario genere per cui sarebbe auspicabile una riforma di detto ruolo in chiave moderna e flessibile e con le adeguate tutele, alla luce della legislazione vigente. 

Il Ministro ha riservato a questi ufficiali i primi posti nella parata di ingresso, subito dopo il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa.L’attenzione organizzativa si estende anche al personale civile della Difesa, considerato che il Ministro ha sempre sottolineato l’importanza e la professionalità di questo ruolo, che dentro l’Amministrazione ha carattere di specialità e di continuità di servizio all’interno degli enti che li impiegano a cui sono destinate azioni di sviluppo e di miglioramento formativo.Le Associazioni combattentistiche e di Arma hanno avuto ampia partecipazione al defilamento con le loro uniformi associative e anche le giuste attenzioni, in considerazione del fatto che essi rappresentano le nostre radici e la continuità dell’impegno del personale militare non più in servizio.

Sul personale militare in congedo sarebbe ora che si desse la possibilità di incentivare e di poter indossare liberamente l’uniforme in occasione di raduni e ricorrenze, dando pieno e perenne riconoscimento al servizio prestato.Inclusione è quindi l’ordine che il Ministro lancia per questo 2 giugno 2019 e che incalza nel suo profondo e incisivo messaggio: "Oggi, più che mai, sentiamo la necessità di ribadire l'importanza della nostra unità nazionale, al cui interno rispettare e far rispettare l'autodeterminazione di tutte le persone, assicurando pari diritti e pari doveri. Spetta alle Istituzioni, in prima istanza, e a ognuno di noi, fare di questo concetto il faro illuminante di un percorso condiviso affinché porti alla crescita dell'intero Paese. La Difesa lo sta facendo, e per questo abbiamo voluto che alla tradizionale sfilata del 2 Giugno, che ogni anno si svolge nel cuore della nostra Capitale nel corale abbraccio di tutti gli italiani, partecipasse, per la prima volta, anche una rappresentativa della Riserva selezionata, dei Veterani, delle vittime del dovere e del personale civile.

In questo giorno così importante desidero estendere a Voi tutti il mio personale apprezzamento e quello degli italiani perché rappresentate quella parte del Paese che tutto il mondo ci invidia, capaci come siete di andare ben oltre il limite dei Vostri doveri, rischiando il sacrificio supremo, il bene prezioso della Vostra stessa vita. Vi invito a festeggiare tutti insieme, con orgoglio, questa giornata, a sventolare il nostro Tricolore, perché oggi è la festa di tutti gli italiani che, come Voi, contribuiscono, nella silenziosa quotidianità, a rendere grande il nostro Paese".
Fondamentale risulta questo passaggio del Ministro su cui ruota il centro del cambiamento: "La Difesa è una grande famiglia che non lascia nessuno dei suoi figli indietro, sempre presente per ascoltare i bisogni e venire incontro alle aspettative di tutti i suoi uomini e tutte le sue donne. Allo stesso modo Voi tutti siete sempre presenti ogni qualvolta il Paese ha bisogno del Vostro intervento, in prima linea per la difesa della Patria, la salvaguardia dei sui valori e delle libere Istituzioni, per la stabilità e la sicurezza internazionale".

La parata è proseguita con il succedersi dei gloriosi reparti dell’Esercito: con l’inno della Brigata Sassari marciano gli allievi delle scuole militari, passando dai granatieri di Sardegna ai Lancieri di Montebello, ai Paracadutisti del Col Moschin e della Folgore, agli Alpini della Julia. La Marina schiera le bandiere in rappresentanza delle unità navali e insieme a loro marciano gli incursori del Comsubin, i fanti del San Marco, con i reparti di volo seguiti infine dai marinai del Corpo delle Capitanerie di Porto. L’Aeronautica è presente con naviganti, specialisti, forze di supporto e speciali e infine la compagnia logistica di proiezione, mentre le frecce tricolori coprono con la loro scia la città eterna.

Tra le donne militari, tra sguardi rigidi e sorridenti, emerge particolarmente all’occhio una soldatessa dei paracadutisti che sotto il basco rosso che copre la bionda chioma, ostenta un fisico trasformato in una macchina da guerra. Le donne nelle Forze Armate sono state utili nelle operazioni di mantenimento della pace, un ruolo che vede contrapporsi varie linee di pensiero, una delle quali vorrebbe limitare la componente femminile esclusivamente a mansioni di supporto e non operative. considerando che non è ammissibile che una donna torni mutilata o ferita o ancora peggio non faccia ritorno da un teatro operativo, specie se ricopre pure il ruolo di mamma con dei figli. Il grado più elevato rivestito dalle donne lo troviamo nei Carabinieri, che hanno “importato” un generale donna dalla fusione con il Corpo Forestale dello Stato, Corpo assente nello schieramento benché ancora presente nelle regioni a statuto speciale.

Il Corpo Forestale ha infatti patito una perdita identitaria pesante che dopo 200 anni vede oltre 8.300 uomini e donne che con grande senso del dovere avevano protetto l'immenso patrimonio ambientale italiano con una professionalità unica nel suo genere, diventare militari dei Carabinieri, lasciando l’amaro in bocca specie a quel personale che ha dovuto riconsegnare pistola e tesserino perdendo spesso le qualifiche permanenti di polizia.I Carabinieri, che dal 2000 ottengono il rango di Forza armata autonoma, chiudono la formazione del V° settore con i loro reparti, che di fatto sono disseminati in 5600 presidi territoriali, istituzioni pubbliche, tribunali e forze armate, con compiti infiniti: Polizia militare, Polizia giudiziaria, Pubblica sicurezza, Polizia amministrativa, scorta Presidenza della Repubblica, Ordine pubblico, Polizia Scientifica, Polizia ambientale, Polizia forestale, tutela patrimonio artistico, Polizia stradale, Protezione civile, Polizia di frontiera, con un organico che supera quello dell’Esercito di oltre 110.000 unità (di cui 5.000 destinati a compiti militari), al punto che non c’è un angolo del paese dove non ci siano i loro militari, dimostrando che l’inclusione per loro è stata un cavallo di battaglia vincente.

Segue lo schieramento dei Corpi Militari e ausiliari dello Stato con la Guardia di Finanza che di fatto è parte integrante delle forze armate a partire dall'inizio del XX° sec. Si tratta di un corpo di Polizia specializzato con compiti plurimi ad ordinamento militare, organizzato come una forza armata autonoma con circa 63.000 unità, numerosi mezzi aerei e navali e dipendente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e funzionalmente dallo Stato Maggiore della Difesa in caso di guerra, pur mantenendo stretti rapporti con le altre forze armate.Con l’uniforme simile all’Esercito sfila il Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle Forze Armate, con compiti di assistenza sanitaria sia per i militari che per la popolazione civile in caso di calamità e che ultimamente ha visto ridursi il suo organico permanente a poche centinaia di unità, mentre la componente femminile mette in campo il Corpo delle Infermiere volontarie.

Presente anche una rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta.A seguire la Polizia di Stato che con una organizzazione territoriale concentrata nei principali centri urbani provvede all’ordine e alla sicurezza pubblica, e defila con le varie specialità, con un bella ed elegante rappresentanza di funzionari con la fascia tricolore e con una compagnia di allievi vice ispettori.Con il basco celeste sfila la Polizia Penitenziaria che vigila sugli istituti carcerari e sui palazzi della giustizia , mentre con il tradizionale elmetto ci sono i Vigili del Fuoco, dislocati nei principali centri nazionali con oltre 30.000 unità e con gli oltre 1200 tecnici, provvedono alle emergenze e alle attività di prevenzione dei rischi, con il supporto delle unità specialistiche.

In tuta rossa i Volontari della Croce Rossa Italiana che svolgono ogni giorno, in Italia e all’estero, attività all’insegna del soccorso e dell’inclusione per promuovere la salute e tutelare la dignità umana, mentre con le magliette bianche i volontari del Servizio Civile Universale che hanno scelto di dedicare un periodo di tempo al servizio non armato della Patria, per servizi sociali e per esigenze collettive .Il corpo della Polizia Roma Capitale mette in mostra una significativa componente, a sottolineare come sia importante e determinante la presenza di una polizia locale nella sicurezza urbana, presenza che dovrebbe essere valorizzata, riformata e sviluppata per essere incluso nel comparto sicurezza.
Per ultimi sfilano i volontari della protezione civile i cui compiti sono assai importanti in tutti i casi di emergenze e di calamità naturali per la loro presenza e la loro capillarità sul territorio nazionale.Spettacolare il passaggio dei Bersaglieri di corsa della Fanfara della Brigata Garibaldi e di una Compagnia dell’8° Reggimento che con le loro piume colpiscono e incantano gli spettatori . 

Le frecce tricolori hanno coperto la manifestazione con nuvole rosse bianche e verdi disegnate con i loro mezzi aerei.L’inclusione rimane la novità principale di questa manifestazione che racconta un’azione di governo che tiene a cuore il diritto di ogni persona per l’accesso e l’esercizio delle stesse opportunità nel proprio ambiente lavorativo.Infatti se l’inclusione è il tema su cui ruotano i festeggiamenti del 73° anniversario della Repubblica Italiana, è evidente, dagli intenti politici ministeriali e di governo, l'esistenza di una sostanziale coerenza che marcia verso una effettiva attenzione alle diverse e molteplici questioni del personale militare e civile su cui si è già spostata la mastodontica pietra dell’uranio che ha afflitto pesantemente tanti militari, molti dei quali morti tra indifferenza e silenzi assassini. 

La strada è stata quindi già imboccata e ora dovrà essere percorsa fino in fondo, includendo protezioni e garanzie che non lascino nessuno indietro e su cui l’azione di cambiamento dovrà ancora a lungo operare.La sfilata si è chiusa con gli onori finali al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cura della Fanfara del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo con la prevista scorta del Reggimento Corazzieri. La parata si è aperta quindi con la Banda dei Carabinieri e si chiusa con la Fanfara dei Carabinieri. Non vi è dubbio quindi che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sui Carabinieri.


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